Gli Autori
XIII^ Edizione / novembre – dicembre 2022

Benedetta Cibrario
Autrice di “Per ogni parola perduta” (Mondadori)
Benedetta Cibrario è nata a Firenze nel 1962 e vive a Londra. Nel 2007 ha esordito con il romanzo “Rossovermiglio” (Feltrinelli, premio Campiello 2008), tradotto e pubblicato in diversi paesi. Nel 2009 esce “Sotto cieli noncuranti” (Feltrinelli, premio Rapallo Carige 2010) e successivamente “Lo Scurnuso” (Feltrinelli, 2011). Con Mondadori ha pubblicato “Il rumore del mondo” (2018, finalista al Premio Strega) e “Per ogni parola perduta” (2022).
«Oxford. Sofia si è confinata in casa dopo la perdita del compagno Nicola Obreskov. Storico accademico, sul punto di concludere uno studio sui russi immigrati in Italia fra la fine dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento, Nicola ha diviso con Sofia anni memorabili che ora si ridestano e tornano nel silenzio del lutto con la cadenza di una rapinosa storia d’amore. L’amico Edmund forza l’isolamento: ricco collezionista, è appena riuscito ad aggiudicarsi all’asta una mongolfiera levatasi in volo a Chambéry nel 1784 e adesso ha bisogno delle mani sapienti di Sofia, restauratrice di tessuti. Lei fa resistenza ma infine accetta e si lascia convincere anche a svolgere una ricerca relativa a quel volo e al giovanissimo Xavier de Maistre – futuro autore del Viaggio intorno alla mia camera – salito sulla navicella insieme all’amico Louis Brun. Arrivata a Chambéry, Sofia stringe una singolare intesa con Pauline, che si ostina a tenere aperta la libreria antiquaria di famiglia accumulando debiti. Si incrociano destini. E in questo incrociarsi, come una sorta di maestro di cerimonie Edmund guida Sofia alla scoperta di sé, mentre Sofia guida la sua mongolfiera restaurata sopra i cieli della Storia, perché si possa vedere dove si apre la sfida all’ottusità dell’accadere, e dove si liberano nuove visioni. Il passato viene invitato, con garbata tenacia, dentro il dispiegarsi del presente. Alla generosità di Edmund – generosità non priva di una consuetudine pacificata con il dolore – risponde la gugliata magica e riparatrice di Sofia, alla giovane ostinazione di Pauline fa eco la Russia misteriosa di Nicola e di De Maistre. Benedetta Cibrario sente una volta di più il “rumore del mondo” e lo semina, con maestria, dentro il vortice in cui si affollano le parole perdute della memoria e di un racconto che “restaura” continuità, futuro».

Crocifisso Dentello
Autore di “Tuamore” (La nave di Teseo)
Crocifisso Dentello è nato a Desio (MB) nel 1978. Ha pubblicato “Finché dura la colpa” (2015, nuova edizione La nave di Teseo, 2020) e “La vita sconosciuta” (La nave di Teseo, 2017). Il suo ultimo romanzo è “Tuamore” (La nave di Teseo, 2022). Collabora con le pagine culturali de “Il Fatto Quotidiano”.
«Melina, che detesta essere chiamata Carmela, cresce i suoi tre figli con una dedizione assoluta, a tratti ingombrante. Conosce il sacrificio e la fatica ma reagisce sprizzando vitalità e schiettezza. È una tifosa fanatica di calcio, sa citare a memoria scene e interpreti di innumerevoli film, inventa indimenticabili scherzi telefonici. Finché la sua salute non viene compromessa da un tumore al seno, tabù impronunciabile che nelle parole del figlio maggiore diventa tuamore, trasformando un presagio di sventura in una speranza possibile. I frammenti di una vita trascorsa insieme si mescolano ai dettagli più impietosi della malattia. Emerge la figura di una donna capace di affrontare i suoi giorni a colpi di commedia. Così, sopravvivere all’assenza significa ripercorrere soprattutto le piccole felicità condivise. Per quel figlio adorato il dialogo postumo con la madre è il tentativo di indovinare la forma più adatta per esprimere tutta la sua affettuosa gratitudine e sublimare il lutto in un amore che continua.»

Donato Carrisi
Autore di “La casa delle luci” (Longanesi)
Donato Carrisi è nato nel 1973 e dopo aver studiato giurisprudenza si è specializzato in criminologia e scienza del comportamento. Scrittore, regista e sceneggiatore di serie televisive e per il cinema, è una firma del Corriere della Sera. È l’autore di romanzi bestseller internazionali (tutti pubblicati da Longanesi) tra i quali “Il suggeritore”, “La donna dei fiori di carta”, “Il cacciatore del buio”. Da “La ragazza nella nebbia” è stato tratto il film con cui ha vinto un David di Donatello. Altri suoi noti titoli: “Il maestro delle ombre”, “L’uomo del labirinto” – da cui ha tratto il film omonimo, “Il gioco del suggeritore”, “La casa delle voci” e “Io sono l’abisso”. Ha vinto prestigiosi premi come il Prix Polar e il Prix Livre de Poche e il Premio Bancarella. I suoi romanzi, tradotti in più di 30 lingue, hanno venduto milioni di copie. Il suo ultimo volume è “La casa delle luci”.
«Nella grande casa spenta in cima alla collina, vive sempre sola una bambina… Si chiama Eva, ha dieci anni, e con lei ci sono soltanto una governante e una ragazza finlandese au pair, Maja Salo. Dei genitori nessuna traccia. È proprio Maja a cercare disperatamente l’aiuto di Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, l’addormentatore di bambini. Da qualche tempo Eva non è più davvero sola. Con lei c’è un amichetto immaginario, senza nome e senza volto. E a causa di questa presenza, forse Eva è in pericolo. Ma la reputazione di Pietro Gerber è in rovina e, per certi versi, lo è lui stesso. Confuso e incerto sul proprio destino, Pietro accetta, pur con mille riserve, di confrontarsi con Eva. O meglio, con il suo amico immaginario. È in quel momento che si spalanca una porta invisibile davanti a lui. La voce del bambino perduto che parla attraverso Eva, quando lei è sotto ipnosi, non gli è sconosciuta. E, soprattutto, quella voce conosce Pietro. Conosce il suo passato, e sembra possedere una verità rimasta celata troppo a lungo su qualcosa che è avvenuto in una calda estate di quando lui era un bambino. Perché a undici anni Pietro Gerber è morto. E il misterioso fatto accaduto dopo la sua morte ancora lo tormenta. »

Francesco Costa
Autore di “California” (Mondadori)
Francesco Costa è nato a Catania nel 1984 e vive a Milano. È giornalista e vicedirettore del giornale online «il Post». Esperto di politica statunitense, ha curato il progetto «Da Costa a Costa», una newsletter e uno dei primi podcast giornalistici in Italia. È stato autore della miniserie «The American Way». Dal 2021 conduce il podcast giornaliero «Morning», una rassegna stampa che ha raccolto quattro premi agli Italian Podcast Awards. Nel 2022 ha vinto il Premiolino, uno fra i più importanti riconoscimenti giornalistici italiani. Con Mondadori ha pubblicato “Questa è l’America” (2020), “Una storia americana” (2021) e “California” (2022).
«Quando noi italiani pensiamo alla nazione che vorremmo diventare, cosa ci viene in mente? Probabilmente vorremmo avere un’economia in grande crescita e la piena occupazione: un paese in cui chiunque voglia lavorare possa farlo. Vorremmo avere le migliori università del pianeta e bellezze naturali adeguatamente valorizzate, prodotti culturali dall’influenza globale e la possibilità di definire «made in Italy» non solo un paio di scarpe ma anche un’app capace di costruire il futuro e un’idea che sappia cambiare il mondo. Insomma, vorremmo essere un po’ più come la California, che infatti da secoli è considerata un paradiso di tolleranza, prosperità e paesaggi spettacolari, la terra promessa, la più pura incarnazione del sogno americano. Eppure, in California qualcosa si è inceppato, tanto che da anni le persone che la lasciano sono più di quelle che vi arrivano, e dall’ultimo censimento la sua popolazione risulta per la prima volta diminuita. Salvo in caso di guerre e catastrofi naturali, nella nostra epoca i movimenti migratori seguono direzioni segnate dall’economia e dall’occupazione: le persone vanno via dai posti che offrono meno opportunità per raggiungere posti che ne offrono di più. Quella della California è una crisi unica al mondo, ma l’acuta analisi di Francesco Costa ci mostra che le sue ragioni non sono esclusivamente californiane: cominciamo a riscontrarle anche dalle nostre parti. Le città come unici possibili centri propulsivi della crescita economica. La qualità della vita distrutta dai prezzi delle case. Un radicalismo politico infantile. La divaricazione del mercato del lavoro fra chi possiede un’istruzione di alto livello e chi no. Le discriminazioni razziali. La catastrofe climatica. L’attivismo performativo. Le crescenti diseguaglianze fra generazioni. La crisi della California ci costringe a interrogarci sulla realtà che ci circonda e ci invita a stare attenti a ciò che desideriamo, perché potremmo ottenerlo.»

Giorgio Fontana
Premio Campiello 2014, autore di “Il mago di Riga” (Sellerio)
Giorgio Fontana è nato a Saronno nel 1981 e vive a Milano. Con Sellerio ha pubblicato “Per legge superiore” (2011), “Morte di un uomo felice” (2014, Premio Campiello), “Un solo paradiso” (2016), “Prima di noi” (2020, Premio Mondello, Premio Salgari, Premio Bagutta e Premio Corrado Alvaro-Libero Bigiaretti). Il suo ultimo romanzo è “Il Mago di Riga” (2022).
«Questo miraggio delle partite o delle vite senza sbagli: no, Miša si teneva volentieri il fallimento. Si teneva la vulnerabilità e lo scompiglio. Tanto valeva ubriacarsi o combinare pasticci, ma rispettare sempre la dignità del singolo essere umano. Meglio giocare, giocare per la pura festa di giocare, fino a che giorno e notte non perdano di senso: giocare con la devozione e la letizia dei ragazzini che strillano e non vogliono tornare a casa a fare i compiti o lavarsi – le stupide incombenze del mondo reale». Michail «Miša» Tal’ (1936-1992), che prima di Kasparov fu il più giovane Campione del mondo della storia, sconvolse l’universo degli scacchi incarnando il gioco come arte, invenzione, complicazione. Lo chiamavano il Mago di Riga per la capacità di «evocare tutte le forze oscure che ogni posizione celava dentro di sé»: bramava il disordine e il sacrificio dei pezzi (atti che per lui racchiudevano anche un significato esistenziale), opposti ai prevalenti distillati di razionalità e pragmatismo. Il 5 maggio del 1992 disputò la sua ultima partita di torneo (sarebbe morto il mese dopo) contro un giovane Grande maestro – lui che a soli ventitré anni aveva battuto Botvinnik, il «Patriarca» della scuola sovietica, che «affermava di non giocare mai per puro piacere».
Tra una mossa e l’altra, Miša ricapitola a lampi di memoria la sua movimentata e anarchica esistenza. Cinquantacinque anni segnati dal genio precoce e da costanti malattie, ma vibranti di un gioioso, fraterno e dissipato desiderio di vivere. Le tenerezze dell’infanzia, gli anni d’oro, il declino e le rinascite; le partite che erano sempre per lui «la paziente tessitura di un altrove»; l’umorismo straripante e l’empatia verso chiunque (una sfida al bar con un avventore, una ragazza che piange dopo la partita); e naturalmente i tornei, i molti amori, le sbornie, le beffe al KGB, la costante sete di libertà. Tutto rinasce, come in punto di morte. E mentre cresce la suspense del duello in corso, nella mente del Mago di Riga fioriscono i «momenti fatali» che risvegliano in lui l’essenza, poetica e caotica, della vita. In questo romanzo Giorgio Fontana racconta l’epica di un uomo straordinario che raggiunge la vetta profondendo in ogni mossa l’amore per il rischio, lontano da qualunque cinismo, e dimostrando a un mondo incredulo che talora le storie sono più forti della realtà – che due più due, come Miša amava dire, può fare cinque.

Veronica Raimo
Premio Strega Ragazzi 2022 con il romanzo “Niente di Vero” (Einaudi)
Veronica Raimo è nata a Roma nel 1978. Oltre a occuparsi di giornalismo culturale per diverse testate ha scritto i romanzi “Il dolore secondo Matteo” (minimum fax, 2007), “Tutte le feste di domani” (Rizzoli, 2013), “Miden” (Mondadori, 2018), uscito in UK, Usa e Francia. Nel 2019 ha scritto il libro di poesie “Le bambinacce” con Marco Rossari (Feltrinelli). I suoi racconti sono apparsi su diverse antologie e riviste, sia in Italia che all’estero. Nel 2022 per Einaudi ha pubblicato “Niente di vero”, vincitore del Premio Strega Ragazzi e Premio Strega Off.
«Prendete lo spirito dissacrante che trasforma nevrosi, sesso e disastri famigliari in commedia, da Fleabag al Lamento di Portnoy, aggiungete l’uso spietato che Annie Ernaux fa dei ricordi: avrete la voce di una scrittrice che in Italia ancora non c’era. Veronica Raimo sabota dall’interno il romanzo di formazione. Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All’origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna i figli a fare presto i conti con la noia; un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni. Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l’impostura per inventare se stessa. Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all’indicibile. In questa storia all’apparenza intima, c’è il racconto precisissimo di certi cortocircuiti emotivi, di quell’energia paralizzante che può essere la famiglia, dell’impresa sempre incerta che è il diventare donna. Con una prosa nervosa, pungente, dall’intelligenza sempre inquieta, Veronica Raimo ci regala un monologo ustionante.»